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CAVE ALL'AMIANTO: per non perdere il filo

Come già accennato esiste in Italia un vuoto normativo che permette l'estrazione di rocce ofiolitiche contenenti amianto mentre contemporaneamente si spendono cifre importanti per la bonifica degli edifici dalla presenza dell'amianto stesso.
L'attività di estrazione fa sì che si disperda una quantità sconsiderata di fibre, notoriamente cancerogene.
Questo vuoto normativo non significa che comunità responsabili attraverso gli enti locali e molti altri mezzi normativi a disposizione (e soprattutto un briciolo di senso di responsabilità e coraggio politico) non possano provvedere. In Emilia-Romagna le rocce ofiolitiche, non dannose se lasciate stare, sono presenti ovunque e molte provincie/comuni hanno provveduto a fermare le attività estrattive a scopo precauzionale.
L'unica provincia in cui questo non accade è quella di Parma, che registra diversi altri record di dubbia legalità.
Nelle valli del Taro e del Ceno è in corso da tempo una vera e propria battaglia tra diversi cittadini e gli enti preposti.
Sono attivi due comitati. Uno a Bardi e uno a Borgo Val di Taro. E in questi giorni si registrano parecchie novità.
Consiglio prima di tutto di leggere l'enorme documentazione partendo dal sito CaveAllAmiantoNoGrazie.info.
Altri link:
"Comitato No Cava Le Predelle";
- "Roccamurata e dintorni" sul blog PocoDetto;
- "Roccamurata disperata e sola" su Parmadaily;
- "Roccamurata, la cava si ferma" su Repubblica Parma, con tutti i link all'interno sugli articoli precedenti;
- "Rete Ambiente Parma";
- "Amianto, togliamocelo dalla testa" della Regione Emilia-Romagna.
Tanto per iniziare. O per ripassare e aggiornarsi.
Come dice la frase iniziale del sito del Comitato:
"Chi non conosce la verità é soltanto uno sciocco;
ma chi, conoscendola, la chiama bugia, é un malfattore. ( B. Brecht )"

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