
Straordinario. Di Senigallia, pare.
Ultimamente ero rimasto colpito per l'ennesima volta da un suo graffito e per l'ennesima volta non l'avevo collegato a lui.
Forse "distratto" dal fatto di doverlo vedere in TV associato a pessimi e reticenti servizi giornalisti che male e strumentalmente hanno raccontato il recente sgombero di COX18 ("il Conchetta" per quelli più vecchiotti come me o perlomeno che i centri sociali li hanno frequentati negli '80 e primi '90 o più correttamente il
CS Virus).
Conchetta era per me l'altro Centro Sociale, dove si produceva davvero cultura e ci si atteggiava meno. Il cyberpunk e i primi esperimenti di connessioni alla rete Televideo con accrocchi artigianali e geniali realizzati con pezzi di Minitel francesi.
COX18. Spazzato via. Dai "vincitori" prima ancora che dai celerini. Dai dominanti.
Che non possono neanche sapere il danno che ristrutturando faranno; se ne sbatteranno di intonacare o addirittura abbattere la parete dell'opera di Blu.
Non hanno visto
il suo sito. E non lo capirebbero comunque.
E sarebbero schifati dai suoi graffiti animati a passo uno. Lavori immensi.
Come il filmato di
MUTO realizzato a Buenos Aires.
Se ne sbatteranno del contenitore perché vogliono liberarsi soprattutto del contenuto.
E se durante lo sgombero del 1989, con gli occupanti sul tetto che si tagliavano il petto lasciando cadere simbolicamente il sangue sulle forze dell'ordine in gran tenuta da guerra, avevo avuto immediatamente la sensazione che tutto sarebbe ripreso forse addirittura più forte e organizzato di prima ora quella sensazione non ce l'ho.
Perché non ho visto la stessa mobilitazione di allora. Perché non vedo l'apporto di quelli che arrivano: dei giovanissimi.
Che non ne sanno niente. E anche a loro, come ai comitati d'affari, non interessa nulla.
Troppo faticosa e aliena l'offerta di una cultura antagonista.
Abbiamo sbagliato in tanti, se si è creato questo vuoto che non permetterà ricambio generazionale e rilancio.
Ma potevamo davvero non perdere?
E intanto Milano si prepara con un'indifferenza a suo modo accogliente all'arrivo delle delegazioni dei movimenti neofascisti e neonazisti di mezza Europa.