Piacenza vista da quassù (intervista su "Piacentini")


Arriva con più di un'ora di ritardo all'appuntamento perché - dice - "a Morfasso ho trovato la neve", ma quando gli chiedo se non ci siano tanti disagi a vivere in montagna sostiene che "sono più i vantaggi e in fondo le difficoltà sono meno di quanto si creda".
Davide Galli, classe 72, ha fatto una scelta di vita radicale, da gennaio vive e lavora sull'Appennino tosco-emiliano a Bardi: 2700 residenti di cui molti emigrati, il doppio d'estate, un migliaio d'inverno. La sua decisione, che risale all'estate scorsa, la spiega così: "E' nata una stanchezza di 10 anni di iperattività a Piacenza in cui ho seminato dieci e raccolto uno. Ho sempre avuto il culto dell'Appennino: quando vivevo a Piacenza appena potevo sparivo nei sentieri".

Una scelta solo di vita o anche dettata da difficoltà sul lavoro?
La voce da "anticorpo alla piacentina" è che io sia fallito. Cosa voglia dire? Tecnicamente e materialmente comunque assolutamente no. Si pensa "chi scappa è perché ha problemi suoi" e in questo modo non ci si pone domande disarmanti. Io ho bruciato le tappe: a 30 anni ero socio de La Centrale, azienda del Borgo della Comunicazione, da me fondato e creato con Camillo Sperzagni. Un anno dopo abbiamo deciso che l'attività si sdoppiava: a Piacenza l'attività per i clienti locali e a Cortemaggiore, ospitati dal gruppo di aziende di servizi per la comunicazione di Coop Italia, i clienti nazionali o le aziende locali con esigenza di sviluppare multimedialità avanzata. A 32 anni Coop mi propone di chiudere l'attività di Piacenza e concentrarmi solo su Cortemaggiore. Il mio ex socio non era d'accordo e sono uscito da La Centrale e sono state riviste le attività. Sarebbe riduttivo parlare di difficoltà. E' normale che ci siano, quelle a cui non eravamo abituate sono legate alla velocità dei cambiamenti. Ammetto di averci messo del mio per accentuare l'effetto centrifuga... ma per fortuna!

E da gennaio vivi a Bardi: perché proprio lì?
Il progetto Bardi Web, animatore il presidente di Ibm Pontremoli che vive a Bardi, invitava la aziende che potevano lavorare a distanza ad insediarsi lì. Grazie alla banda larga sei sull'autostrada di Internet e io, per il mio lavoro, ho bisogno di 4 muri, una scrivania, serenità e calma per lavorare bene.

In cosa consiste la tua attività?
Sviluppo e ricerca per le aziende del gruppo Coop: un archivio di immagini, radio e televisioni digitali sono i progetti a cui abbiamo lavorato. Ci chiamiamo "Regalami il Tuo sogno srl" dalla canzone di Ligabue: siamo una decina, tutti trasferiti a Bardi da Piacenza ma anche da Treviso.

Cosa vuol dire vivere in montagna per uno che ha sempre vissuto in città?
La qualità della vita è molto più alta dei disagi: è una comunità coesa che ha imparato ad aiutarsi e a diventare autosufficiente. E i costi sono molto diversi: quello che pago per una villa con giardino a Bardi è meno di quello che spendevo per un appartamento anni 70 in condominio a San Nicolò.

A Piacenza si parla molto di interventi per non far morire la montagna. Cosa fare per evitare lo spopolamento?
Intanto i montanari non percepiscono la differenza tra province; si sentono molto più affini a un abitante di Ferriere o Bobbio, tant'è che a Bardi si parla molto di collegio elettorale orizzontale: in questo momento hanno come parlamentare Bersani - sono fortunati - ma sentono il bisogno di rappresentanti della montagna perché le loro esigenze sono diverse.
Piacenza è in ritardo di almeno 10 anni: della montagna si è parlato tanto, si sono spesi molti soldi, ma nessun risultato concreto. Ho visto ditte prendere i finanziamenti della Provincia perché avevano la sede legale in montagna ma poi lavoravano in pianura. La vera presenza sulla montagna non c'è. I fondi hanno generato il finto laboratorio informatico di Morfasso oppure Sintra: ma perché deve esistere una società pubblico-privata che fa quello che fanno cinquanta ditte private? Sarebbe stato meglio spingere le aziende a fare le cose e poi verificarne i risultati.

Si è sbagliata strategia?
Io stimo quelli che hanno aperto un ostello o l'agriturismo ma sono isolati, non fanno parte di una rete. Ma è il contesto, le sinergie che creano lavoro in montagna. A Bardi gli enti locali hanno trovato finanziamenti e ci hanno messo servizi e spazi, come la sede per le aziende che per 3 anni sono ospitate gratuitamente in un'incubatrice. E qualcuno ci ha rischiato di suo: l'ex sindaco di centro destra ha anticipato di tasca sua 200 mila euro per avviare il progetto e quello attuale, di colore opposto, è andato avanti perché ne ha condiviso il senso, lui che non sa accendere un computer.

Nell'articolo che hai scritto su Libertà nelle scorse settimane, hai detto che le tue critiche non nascono da una "sindrome di malpancismo" ma da esperienze concrete. Quali?
A Piacenza a tanti non va mai bene niente, sempre sospettosi sulle iniziative e diffidano di tutti. Questa situazione l'ho vissuta sulla mia pella e sul lavoro ho visto schemi poco meritocratici. Ho vissuto esperienze importanti a Piacenza, provando l'eccellenza come i muri di gomma. Mi ricordare due esempi positivi. Uno è Teatro Gioco Vita, dove sono arrivato a fine anni '80: una forza di propulsione. Da Maj ho imparato l'idea di confrontarsi con le esperienza in ogni luogo e cercare di portarle a Piacenza, fregandosene del fatto che la gente credo di volere solo ciò che conosce. E poi la giunta Vaciago e in particolare l'assessore alla Cultura Anelli: allora si respirava un clima di rilancio, c'era l'aria frizzante e in Comune le persone positive erano messe in condizione di lavorare. L'Anelli di allora è però molto diverso da quello visto in Provincia.

E oggi?
Leggo quello che accade da Bardi, ma ho avuto anche rapporti diretti con questa Giunta: sono stato sostenitore di Reggi ma sono deluso, Io speravo fosse addirittura meglio di Vaciago.

Marta Tartarini

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