Vietato dire che i cattolici sono una minoranza



Il caso della battuta del vaticanista del TG3 è emblematico.
Allontanato perché forse voleva sdrammatizzare il fatto che spesso a seguire il papa sono davvero quattro gatti.
Per chi non fosse aggiornato sul fatto è possibile vedere un articolo dell'Espresso e del Corriere.
C'è solo un problema. Nessuno lo aveva mai detto.
Perché non si può dire. Perché c'è un luogo comune da rispettare: gli italiani sono cattolici.

Infatti i sondaggi dicono che l'83% si dichiara cattolico (secondo l'Annuario Pontificio invece sarebbero il 96,7%). Tra questi il 26% dichiara di andare a messa tutte le domeniche e un altro 16% dice di andarci da una a tre volte al mese. Quindi, secondo le dichiarazioni, dell'83% la metà è praticante (42%). Attenzione però alla differenza tra ciò che viene dichiarato e la realtà: secondo un'indagine delle curie stesse in realtà ad andare a messa regolarmente sono il 15% delle persone e il 7% saltuariamente, quindi 22% in totale e addirittura il 16% secondo altre fonti. La metà e forse meno di quanto dichiarato. E quindi meno di 1 cattolico su 4 è praticante.

Aggiungiamo altri dati interessanti: di quelli che si dichiarano cattolici il 70% dichiara di possedere la bibbia, ma solo il 4% l'ha mai aperta e letta davvero fuori dalle funzioni religiose. Solo l'8% sa citare i 10 comandamenti senza sbagliarne almeno uno. Il 60% non sa collocare cronologicamente Abramo, Mosé, Gesù e Maometto e la metà di quelli che non riescono ne confonde anche l'identità con errori spesso esilaranti.
A fronte di un 83% che si dichiara cattolico (gli italiani a differenza del resto degli europei tendono a non fare distinzione tra essere cristiani ed essere cattolici) un 70% ritiene secondo l'Eurisko che le leggi dello stato (anche su temi delicati come le fecondazione assistita, l’eutanasia, i diritti delle coppie di fatto ecc.) devono essere decise senza condizionamenti derivanti né dalla Chiesa cattolica né da altre religioni o confessioni. Ma la Chiesa cattolica dichiara che invece ogni osservante debba ritenere esattamente il contrario.
Ci sono anche altre contraddizioni che restituiscono invece enorme potere di influenza alla Chiesa: se da una parte i matrimoni solo civili hanno da tempo superato quelli religiosi, con significative differenze tra nord e sud, i funerali religiosi sono praticamente la totalità e superano di parecchio il dato aleatorio dell'autocertificazione dell'83% di cattolici. Alti anche i battesimi, nonostante siano calati del 12% in 10 anni, poiché si parla di un 77%.

Quindi emergono due dati contrastanti e la deduzione è semplice e contraddittoria: la chiesa è apparentemente molto forte. Dove apparentemente non significa che in realtà sia debole, ma al contrario forte perché ben radicata sulle questioni di apparenza. Ed essendo il "servizio" della Chiesa di tipo simbolico il potere persuasivo che traspare è anche nella differenza di dati tra il reale e il dichiarato: perché è tanto importante dichiarare di essere cattolico se non per appartenere alla oggettiva "schiera simbolica dei giusti"?
Tornando all'allontanamento del giornalista e quindi al rapporto tra l'informazione, la politica (in Italia le due cose sono separabili?) e questo potere simbolico ma effettivo, possiamo affermare che sia obbligatorio affermare ogni volta che
ad ascoltare il Papa ci sono sempre e comunque folle oceaniche, interessate e plaudenti ("Piovono Rane" di Alessandro Gilioli).
Ricordo infatti una bellissima lezione di un regista Rai quando frequentavo l'Istitituto d'Arte a Parma. Ero in terza quindi parliamo del 1989. Ci spiegò quali tecniche di ripresa adottare per adeguarsi alle indicazioni della direzione che richiedevano appunto ai registi di far apparire sempre e comunque Piazza San Pietro piena e le manifestazioni sindacali e della sinistra vuote.
Utilizzò l'esempio per farci capire l'uso degli obiettivi, dell'annullamento della profondità di campo, delle sensazioni delle riprese laterali, delle riprese dall'alto, ecc... Lezione indimenticabile per gli aspetti tecnici ma anche per l'inquietudine e la disillusione che mi lasciò. Le tecniche di ripresa erano opposte infatti e ci fece vedere anche quali riprese e perché come regista doveva tralasciare nei due casi per seguire le indicazioni politiche aziendali. Per estremo ci fece vedere una manifestazione enorme che in tv appariva squallidamente deserta e un'udienza vaticana dove una paio di centinaia di persone apparivano magicamente migliaia.
"Siete qui per apprendere ad enfatizzare la realtà" disse la mia insegnante di comunicazione pubblicitaria il primo giorno di scuola. E continuò dicendo "È mentire? Forse no. È essere come quell'amico che abbiamo tutti e che da un fatto reale trasforma ciò che è accaduto in qualcosa di diverso, più divertente a volte, grottesco altre perché non è interessato alla realtà stessa ma a quanto di essa vuole comunicarci, anche solo per attirare attenzioni".

Il primo politico ad intervenire scandalizzato è stato un tale Merlo (nome o aggettivo?) di quel PD che non ha ancora deciso se ci farebbe vivere in uno stato laico e moderno oppure in uno stato clericale e teocratico.
Inoltre trovo interessante l'affermazione:
ciò che reputo estremamente grave è che un direttore di telegiornale del servizio pubblico debba sollevare la cornetta per chiarirsi con la sala stampa di uno stato straniero e successivamente prenda la decisione di rimuovere un giornalista. (...) fate un giro all'estero, guardate i TG e valutate quanto tempo dedicano al Papa. La differenza, in minuti, è ciò che distingue uno stato laico dall'Italia (Guido Giombi, Diario di Fidenza).
Ma qui siamo in Italia e gli italiani sono sempre stati cattolici, mi risponderete.
Torna alla prima riga (GO TO LINE 1, come nel Basic versione 1983 del mio Spectrum). E questo post diventa magicamente ciclico. Come molte storie italiane.

1 commenti:

YARIS | 17 luglio 2009 alle ore 12:39

Io ho letto la bibbia, non tutta, ma alcune parti(la genesi e l'apocalisse complete)e sono agnostico, sogno uno stato laico perchè penso che la religione e la spiritualità vadano vissute in modo personale e non credo assolutamente nelle istituzioni clericali. Vedo il clero come una casta anacronistica figlia dell' ignoranza.Se più persone leggessero i vangeli capirebbero come il clero strumentalizza le credenze popolari e l'ignoranza.

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